“Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? – chiede Kublai Kan.
Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra
– risponde Marco –
ma dalla linea dell’arco che esse formano”
OFFICINA* 05 | marzo-aprile 2015
“Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? – chiede Kublai Kan.
Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra
– risponde Marco –
ma dalla linea dell’arco che esse formano”
La seconda facciata della rivista che stai leggendo, giusto dopo la copertina, ospita il cosiddetto colophon, cioè le note di produzione relative all’edizione del numero 05. All’estremità inferiore della pagina, alla voce editore, si legge “self-published by OFFICINA*”.
Il fatto che un progetto, un’azione siano defi nibili con una parola composta che inizi con auto-, o self- che dir si voglia, fa capire che in essi gli autori hanno messo una certa parte di sé. Autoderiva infatti dal greco autós, “se stesso”. Il dizionario riempie ben dieci pagine con parole di questo tipo, noi abbiamo scelto autoproduzione. L’autoproduzione può scaturire dalla necessità, dalla curiosità, dal caso, dalla ricerca; autoprodurre può essere il famoso piano B, l’alternativa che si crea quando ciò che già esiste per qualche motivo non va bene, ma può essere anche l’unica soluzione per far fronte ad un’esigenza; può essere un’esperienza guidata, un modo diverso di produrre; può essere un’azione che si insinua nei vuoti normativi, sul fi lo della legalità.
Gli autoproduttori attraversano territori disciplinari diversi e si soffermano spesso nelle “terre di mezzo”, creano dei legami tra settori eterogenei, inventano nuove funzioni per materiali nati con scopi diversi. Essi conoscono tutte le fasi del processo di realizzazione del loro prodotto e questo permette la naturale nascita di idee che armonizzano produzione e consumo. Non si soffermano a teorizzare una scoperta, ma la implementano, la applicano, ne favoriscono l’evoluzione. Gli autori presenti nelle prossime pagine hanno risposto ad una call comparsa in OFFICINA* n.03 che, con questo testo, invitava a riflettere sul tema dell’autoproduzione-costruzione-recupero: “In un periodo storico come quello attuale, caratterizzato dall’incertezza economica e dalla consapevolezza della limitatezza delle risorse a nostra disposizione, anche i tradizionali sistemi di produzione e di costruzione devono adeguarsi alle rinnovate esigenze del vivere contemporaneo. Al paradigma della produzione industriale – modulare, standardizzata, prefabbricata – si contrappone sempre più un’idea di personalizzazione e customizzazione della produzione in grado di dare risposte alle diverse esigenze esprimibili da un’utenza sempre più varia e diversifi cata. A tale tendenza si sovrappongono poi con forza i temi della sostenibilità – tecnologica, economica ma soprattutto sociale – che impongono un radicale cambiamento nel modo di concepire il futuro del settore della produzione, della costruzione e del recupero in edilizia. In tale scenario “il produrre da sé” e “il costruire da sé” o “il recuperare da sé” diventano alcuni tra i principali strumenti di inclusione sociale, di crescita culturale ed di sviluppo economico andandosi ad affi ancare a temi quali la rigenerazione urbana, il recupero e riutilizzo delle risorse o la gestione condivisa di spazi, attrezzature e strutture”.
The second page of the magazine you’re reading houses the so-called colophon, or the publishing notes. At the bottom of the page under the heading “publisher”, you’ll read “self-published by OFFICINA*”.
When a project or an action may be defi ned with a compound word beginning with self-, their author included something of himself in it. The dictionary fi lls up many pages with this kind of words; we chose selfproduced. Self-production may spring from necessity, curiosity, chance, research; it can be an alternative, but also the only solution. Its protagonists generate links between heterogeneous fi elds, create new functions for old materials; they experience each realization phase and are familiar with it and this allows the natural balance between production and consumption.
The authors of the following pages replied to a call for articles published in OFFICINA* n.03 that invited readers to refl ect upon the theme of selfproduction, construction and recovery: “The present age is characterised by economic uncertainty and the awareness of the available resources scarcity; as a consequence the traditional production and construction systems must update to the new contemporary living needs. The industrial (modular, standardized, prefabricated) production is more and more contrasting with a customizable production capable to give an answer to the different needs of users. This trend goes hand in hand with the sustainability issues from a technological, economical and especially social point of view, that impose a radical change in the way we think about the future of production, construction and restoration in the building sector. In this scenario, self-production, self-construction and self-restoration become some of the main social inclusion, cultural growth and economical development tools that support some issues such as urban regeneration, reuse of resources and co-management of spaces, structures and facilities”.
N.05 marzo-aprile 2015
Bimestrale di Architettura e Tecnologia
Digitale ISSN 2384-9029
Introduzione
di Chiara Trojetto
Sostenibilità autocostruita
di Francesco Pozzobon
La morfologia strutturale e la progettazione dell’unità abitativa
di AA.VV.
Al limite
di Sara Dotto
El nodo: manuale di autocostruzione in Messico
di Michelangelo Sabuzi Giuliani
Attività di ricerca nel CEP ATAE FADU UBA
di Ida Pecorelli
ESPLORARE
Alchimia di Jackson Pollock. Viaggio all’interno della materia
di Valentina Manfè
MADE Expo 2015
di Emilio Antoniol
Giappone: dai Samurai a Mazinga, con Hokusai, Hiroshige e Utamaro
di Valentina Manfè
Lina Bo Bardi in Italia
di Valentina Covre
PORTFOLIO
Archeologia architettata
di Valentina Manfè
IN PRODUZIONE
Urban Design
di Emilio Antoniol
VOGLIO FARE L’ARCHITETTO
Uno studio per un recupero sostenibile
di SB2 Architettura
Calcarea
di Francesca Gattello
IMMERSIONE
Videomakers-artigiani
di Daria Petucco
DECLINAZIONI
Mattone
di Daria Petucco e Emilio Antoniol
MICROFONO ACCESO
Angelo Rinaldi
a cura di Emilio Antoniol, Valentina Covre, Margherita Ferrari, Chiara Trojetto
CELLULOSA
L’anticittà
a cura di Margherita Ferrari
ARCHITETT’ALTRO
“Disneyland con la pena di morte”
di Irene Tosetto
(S)COMPOSIZIONE
Nulla è impassabile
di Chiara Trojetto