“Progettare significa infatti “gettare in avanti” (dall’etimologia latina pro-jacere), proponendo soluzioni che potranno dare risposte ai problemi mediante azioni future”
OFFICINA* 15 | novembre - dicembre 2016
“Progettare significa infatti “gettare in avanti” (dall’etimologia latina pro-jacere), proponendo soluzioni che potranno dare risposte ai problemi mediante azioni future”
Questo numero di OFFICINA* affronta un tema che nell’epoca del “rammendo” e della riqualificazione assume un ruolo chiave: l’inclusione e il coinvolgimento del cittadino nei progetti di modificazione dello spazio pubblico a tutte le scale, l’attuazione di processi partecipativi, realizzati attraverso percorsi e strumenti specifici con l’obiettivo di fare dell’esperienza progettuale un’attività condivisa e propositiva. La scelta del palinsesto dei contributi di questo numero non si focalizza sullo strumento della partecipazione tout court, sviluppato per l’empowerment del cittadino che viene così attivato su decisioni riguardanti il bene comune, ma cerca di dare voce a una serie di realtà collaterali che accompagnano il processo decisionale: dal ruolo dell’associazionismo e delle attività sociali e culturali, alla progettazione partecipata dell’architettura, dell’intervento di recupero e di rifunzionalizzazione, o alla gestione del cantiere. Non da ultimo, è riconoscibile la pratica della progettazione architettonica che si avvale di software che ne prevedono la gestione condivisa, fino alle più recenti implicazioni culturali e formative del design open source.
Partecipare a un’attività, sia essa un progetto a lungo termine o un’esperienza momentanea, include alcune regole che si basano sulla parità, sul rispetto e sulla fiducia reciproci, ma anche sulla flessibilità nella risposta a situazioni contingenti. L’OST (Open Space Technolog y), tra gli strumenti più interessanti per lo svolgimento di un programma partecipativo, si fonda su quattro princìpi fondamentali: Whoever comes is the right people; Whatever happens is the only thing; Whenever it starts is the right time; When it’s over, it’s over.
Oltre alla flessibilità e all’apertura egualitaria, lo strumento dell’OST attiva anche un senso di responsabilizzazione dell’individuo. Vige infatti la regola dei due piedi: se ci si accorge di non imparare né di contribuire alle attività ci si può spostare in un luogo in cui essere più produttivi, senza la paura di sembrare maleducati.
Ad aprire questo numero sulla partecipazione il contributo di Marianella Sclavi propone una serie di riflessioni aperte sul tema. Le collaborazioni attivate con gli articoli che seguono, lungi dall’esaurire il tema, descrivono ciascuna una parte del progetto: dalla ricognizione dei bisogni (mapping esigenziale), all’analisi dello stato dell’arte; dalle fasi d’impostazione iniziali del progetto, allo sviluppo più maturo, fino all’importanza dello strumento partecipativo per il recupero di spazi urbani, con il contributo del team G124 di Renzo Piano che attualmente è al lavoro per l’area di Marghera. OFFICINA* tenta di raccogliere varie opinioni sul tema ricordando che “Si ha partecipazione infatti quando tutti intervengono in egual misura nella gestione del potere, oppure – forse così è più chiaro – quando non esiste più il potere perché tutti sono direttamente ed egualmente coinvolti nel processo delle decisioni” (G. De Carlo, L’architettura della partecipazione, Quodlibet, 2013).
This issue of OFFICINA* deals with a topic that has a key role in the era of the “mending” and the regeneration: citizens’ inclusion and involvement in the projects of transformation of public spaces at every level, the actuation of participatory processes, through roadmaps and specific instruments, with the objective of transforming the design experience in a shared and inclusive activity. The palimpsest of this issue doesn’t focalize on the participation instrument tout court, being developed for the citizens empowerment – thus activated on decisions about the common good, but it tries to give voice to a series of collateral activities that accompany the decisional process: from the “associationism” and the engagement for social and cultural activities, to the participatory architectural design that includes rehabilitation and reuse, up to the management of construction site; the architectural design can also include the use of software for information sharing, up to the newest cultural and educational implications of open source design. To be involved in a participatory process – whether for a long-term project or a temporary experience – includes some rules that deal with equality, respect and confidence, but also on the answer flexibility to face a contingent situation. The OST (Open Space Technolog y), among the most interesting instruments for the participatory process development is identified with four principles: Whoever comes is the right people; Whatever happens is the only thing; Whenever it starts is the right time; When it’s over, it’s over. Beyond flexibility and equality openness, the OST activates a sense of responsibility for the individual. The “two feet rule” says that “if you realize that you’re not learning nor contributing to activities, you can move in another group where you can be more productive” without the risk of being considered rude. Marianella Sclavi introduces this small antholog y of the investment’s contribution to Marianella Sclavi, leaving many unanswered questions on the topic.
The articles gathered here allow a reflection on the complexity of a project, whatever project, and on the activation of involvement and participatory processes which, as the reader will realize, go along with the whole design development.
The opening article is a contribution by Marianella Sclavi, carrying out some interesting questions on the theme. The other articles, far from being exhaustive of the huge theme, try to describe a part of the project: from the mapping requirements to the state of art analysis; form the initial planning phases to the mature development, up to the revitalization and the reuse of areas that seem to be at the end of their life cycle with the article by the G124 team of Renzo Piano, that is nowadays at work for the Marghera area. OFFICINA* tries to collect some opinions about participatory design: “there is participation, in fact, when everybody equally intervenes in the management of power, or – maybe it’s clearer – when there is no longer power because everyone is equally involved in the decision making process” (G. De Carlo, L’architettura della partecipazione, Quodlibet, 2013).
N.15 novembre – dicembre 2016
Bimestrale di Architettura e Tecnologia
Digitale ISSN 2384-9029
Introduzione
di Francesca Guidolin
Saper ascoltare un territorio
di Marianella Sclavi
La partecipazione in un quartiere di edilizia pubblica
di Alice Ranzini
Storia del Ghetto di via Anelli
di Tommaso De Paoli
KAYMANTA Desde aquí
di Agnese Grigis, Chiara Oggioni, Marta Petteni
Cittadinanza, spazi e degrado
di Milena Giuseppina Murru
Quattro palme, tre galline e un po’ di umanità
di Francesca Luise
Il progetto G124 Marghera tra partecipazione e sussidiarietà
di Nicola Di Croce, Laura Mazzei, Anna Merci
ESPLORARE
a cura di Valentina Manfè
PORTFOLIO
Guardare Lisboa
a cura di Margherita Ferrari
IN PRODUZIONE
Scambio di fiducia
di Margherita Ferrari
VOGLIO FARE L’ARCHITETTO
Da spazi ordinari a luoghi concretamente straordinari
di Alice Brusa
BIM NOTES
An effective BIM
di Michele Cicala
MICROFONO ACCESO
Kanz Architetti
a cura di Emilio Antoniol
CELLULOSA
Are you familiar with this area?
a cura dei Librai della Marcopolo
(S)COMPOSIZIONE
Imprevisti e probabilità
a cura di Emilio Antoniol