“Il cielo è diventato la nuova frontiera dell’umanità: l’uomo traccia nel cielo rotte aree, sfrutta la forza dei venti e, sfidando la gravità, costruisce edifici sempre più alti che si stagliano sull’orizzonte”
OFFICINA* 19 | ottobre- dicembre 2017
“Il cielo è diventato la nuova frontiera dell’umanità: l’uomo traccia nel cielo rotte aree, sfrutta la forza dei venti e, sfidando la gravità, costruisce edifici sempre più alti che si stagliano sull’orizzonte”
C’è qualcosa nell’aria. Per il 76% si tratta di azoto (N2) e per il 22% di ossigeno (O2) molecola, questa, fondamentale per la vita. Il restante 2% circa dell’atmosfera è composto da altri gas, per lo più argon e anidride carbonica (CO2). Eppure oggi c’è qualcosa di nuovo nell’aria. Si tratta di nuovi composti, nuovi gas che l’uomo immette in atmosfera. Si tratta di piccole quantità, che vanno ad aumentare di poco quel 2% di “altri gas” che compongono l’aria che respiriamo. Eppure questa piccola variazione è in grado di provocare grandi cambiamenti a livello planetario. L’aumento della concentrazione di gas come il vapore acqueo (H2O), l’anidride carbonica (CO2), il protossido di azoto (N2O), il metano (CH4) e l’esafluoruro di zolfo (SF6), noti anche come gas serra, produce un incremento dell’effetto serra sul nostro Pianeta. Ciò crea una “barriera” che trattiene più calore negli strati bassi dell’atmosfera, facendo così alzare le temperature sulla Terra: ecco spiegato il riscaldamento globale. Ma c’è qualcosa di più nell’aria, non solo gas e inquinamento ma anche potenti forze e risorse preziose: l’aria è per l’uomo anche uno strumento che, nei secoli, egli ha imparato a sfruttare, sviluppando soluzioni tecnologiche in grado di contrastare e imbrigliare l’energia di questo elemento.
Il numero 19 di OFFICINA* affronta nuovamente la dicotomia tra minaccia e risorsa che contraddistingue l’intero ciclo dedicato ai cambiamenti climatici: l’aria che oggi respiriamo è inquinata e l’uomo deve fare qualcosa per renderla migliore ma, allo stesso tempo, l’uso appropriato dell’aria per la ventilazione naturale consente di migliorare la qualità della vita umana riducendo gli effetti del riscaldamento globale; il vento è una forza da contrastare e a cui resistere quando ci si eleva in altezza ma, allo stesso tempo, è una risorsa illimitata che permette di produrre energia rinnovabile; l’aria, sostanza intangibile e quasi priva di matericità, può invece diventare uno dei materiali principi delle costruzioni del prossimo futuro che, sempre più, trovano nella spinta verso l’alto la loro ragion d’essere. Aria, quindi, ma non solo; c’è molto di più sopra le nostre teste. Emilio Antoniol
There’s something in the air. For the 76% it is nitrogen (N2) and for the 22% it is oxygen (O2), a molecule which is vital to life. The remaining 2% of the atmosphere is composed of other gases, mostly argon and carbon dioxide (CO2). But today there is something new in the air: new compounds, new gases that man release into the atmosphere. These are only small quantities, and they increase a little the 2% of “other gases” that compose the air we breathe. However this small variation is able to cause big changes at a planetary level. The increase in gas concentration such as water vapor (H2O), carbon dioxide (CO2), nitrous oxide (N2O), methane (CH4) and sulfur hexafluoride (SF6), also known as greenhouse gases, produces an increment of the greenhouse effect on our Planet. These gases create a “barrier” that holds more heat in the lower layers of the atmosphere, thus raising the temperatures on Earth: this is global warming. But there is something more in the air, not just gases and pollution, but also strong power and valuable resources: for men air is also an instrument that, over the centuries, we have learned to exploit, developing technological solutions able to counteract and harness its energy.
The issue 19 of OFFICINA* again investigates the dichotomy between threats and resources that characterizes the whole cycle of climate change. The air that we breathe today is polluted and man has to do something to make it better but, at the same time, a proper use of air for natural ventilation can help to improve the quality of human life by reducing the effects of global warming. The wind is a force that must be tackled, and that contrasts us when we try to rise vertically but, at the same time, it’s an unlimited resource that allows us to produce renewable energy. The air, an intangible substance and virtually free of materiality, can instead become one of the next-generation building materials that increasingly find in their upward thrust the reason for being. So air, but not only air; there’s so much more over our heads.
N.19 ottobre – dicembre 2017
Trimestrale di Architettura e Tecnologia
Cartaceo ISSN 2532-1218
Digitale ISSN 2384-9029
Reg. Tribunale di Treviso n.245
Introduzione
di Emilio Antoniol
er una rivincita della mobilità lenta
di Michele Manigrasso
Il progetto dei parchi nell’era dell’Antoropocene
di Valentina Crupi
Climate adaptive design
di Eduardo Bassolino, Francesco Scarpati
I ventidotti di Costozza: vento, paesaggio, architettura
di Valentina Manfè, Marcello Fantuz
La sperimentazione aerodinamica con Air-chitecture
di Margherita Ferrucci, Maurizio Brocato, Fabio Peron
Climate Change and Facade Resilience
di Angela Mejorin, William Miranda
Le sfide dell’aria in piccola scala
di Beatrice Lerma
Infondo
a cura di Emilio Antoniol e Luca Casagrande
ESPLORARE
a cura di Valentina Manfè
PORTFOLIO
Con la testa tra le nuvole
di Margherita Ferrari
IN PRODUZIONE
Energia dal vento
di ANEV – Associazione Nazionale Energia del Vento
VOGLIO FARE L’ARCHITETTO
The LOOPER project in South Verona
di Massimiliano Condotta, Paolo Ruggeri, Chiara Scanagatta
IMMERSIONE
Riscaldamento globale
di Lorenzo Catania
Il teleriscaldamento a biomassa
di Loris Agostinetto, Giovanni Riva
Navigare sospinti dal vento
di Daniele Passoni
BIM NOTES
Lavorare con, chi e cosa?
di Paolo Borin
MICROFONO ACCESO
Luca Mercalli
a cura di Francesca Guidolin
CELLULOSA
Abstract forecast
a cura dei Librai della Marcopolo
(S)COMPOSIZIONE
In the wind
a cura di Emilio Antoniol