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Natura

OFFICINA* 21| aprile - giugno 2018

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“L’uomo è fortemente dipendente dalla natura per la propria sopravvivenza; essa genera le risorse necessarie al nostro sviluppo, stabilisce cicli e andamenti della vita e determina il declino o la prosperità di una specie. Il genere umano, spinto da un incessante bisogno di produrre, continua a sfruttare la natura per i suoi scopi e sviluppa tecnologie sempre più efficienti per dominare la natura stessa. Ma questa pone all’uomo un limite, una soglia da non oltrepassare affinché sia mantenuto il fragile equilibrio che sussiste tra noi e il nostro pianeta; un limite che troppo spesso ci sta stretto, ma di cui oggi, forse, cominciamo a comprendere l’importanza”

Sommario

Tra le Operette Morali scritte da Giacomo Leopardi tra il 1824 e il 1832 una introduce in modo esemplare il tema indagato in questo numero. Si tratta del Dialogo della Natura e di un Islandese nella quale un viaggiatore Islandese, stremato dalle sofferenze di una vita sventurata, inizia un lungo viaggio “per vedere se in alcuna parte della terra potessi non offendendo non essere offeso, e non godendo non patire”.
La sorte lo porta in Africa dove incontra, suo malgrado, la Natura, una gigantesca figura femminile, bellissima ma dall’espressione austera che lo interroga sul perchè si fosse spinto così lontano dal suo luogo di nascita. L’Islandese inizia un lungo racconto in cui illustra tutte le sfortunate situazioni che ha incontrato nel suo viaggio: dai territori riarsi dal sole, a quelli soffocati da piogge, fino a quelli tormentati da vulcani e terremoti; e in ogni luogo bestie selvatiche, insetti e malattie che hanno fatto della sua vita una continua sofferenza arrivando a “conchiudere che tu [Natura] sei nemica scoperta degli uomini, e degli altri animali, e di tutte le opere tue”. La Natura, sprezzante, risponde al viaggiatore che il mondo da lei generato non è stato certo fatto per la felicità o a uso degli uomini e che ogni offesa o favore verso di essi è solo conseguenza di un più ampio progetto. La replica dell’Islandese costituisce una delle più riuscite allegorie della produzione leopardiana, portando ad esempio il caso in cui un ospite venga invitato dal padrone di casa a soggiornare presso la propria dimora. Anche in questo caso la casa non è stata costruita a servizio dell’ospite ma, poiché l’invito a soggiornarvi è partito dal padrone di casa, è suo dovere permettere all’ospite di viverci “per lo meno senza travaglio e senza pericolo”. A tale provocazione la Natura, con toni ancora più duri, risponde: “Tu mostri non aver posto mente che la vita di quest’universo è un perpetuo circuito di produzione e distruzione, collegate ambedue tra sé di maniera, che ciascheduna serve continuamente all’altra, ed alla conservazione del mondo”.
La domanda irrisolta “a chi piace e a chi giova?” con cui ci lascia l’Islandese prima della tragica fine riservatagli da Leopardi, è il fulcro morale attorno a cui ruota l’intera operetta. Essa richiama da un lato le teorie meccaniciste tipiche dell’epicureismo, riprendendo temi tratti dal De Rerum Natura di Tito Lucrezio Caro tinti però del pessimismo tipico del poeta di Recanati. La Venere generatrice, hominùm divòmque volùptas (piacere di uomini e dei), invocata da Lucrezio nel proemio dell’opera, in Leopardi, lascia il posto a una Natura fredda, dal volto “tra bello e terribile” e incurante degli uomini. Una Natura che si affida alla ciclicità degli eventi, in cui ciò che viene distrutto è la base di rinascita per ciò che verrà dopo. In questo scenario OFFICINA* 21 ha indagato il rapporto tra l’uomo e la Natura generatrice: la casa che essa ci ha dato per vivere, la Terra, si fa sempre meno accogliente e più pericolosa, le risorse si fanno più scarse e l’uomo, per sopravvivere, deve imparare a produrre ciò di cui ha bisogno imitando la Natura e adattandosi alle regole che essa impone. Emilio Antoniol

Summary

Among the Operette Morali written by Giacomo Leopardi between 1824 and 1832, one introduces in an exemplary way the themes investigate in this issue. It is the Dialogo della Natura e di un Islandese in which an Icelandic traveler, exhausted by the sufferings of a unfortunate life, begins a long journey “to see if in any part of the world not offending I could not be offended, and not enjoying, not suffering”.
The fate leads him in Africa where, in spite of himself, he meets the Nature, a huge female figure, beautiful but with an austere expression, that ask him why he had gone so far from his home. The Icelandic begins a long story in which he illustrates to the Nature all the unfortunate situations he encountered on his journey: from territories sunk by the sun, to those continually suffocated by rains, to those tormented by volcanoes and earthquakes; and in every place there were wild beasts, insects and diseases that have made his life a continuous suffering, coming to “conclude that you [Nature] are the enemy of men, and of other animals, and of all your works”. The Nature, contemptuous, responds to the traveler that the world she has generated has not been made for the happiness or use of men and that any offense or favor towards them is only the consequence of a larger project. The answer of the Icelandic is one of the most successful allegories of Leopardi’s production, bringing as example the case in which a guest is invited by the landlord to stay at his home. Also in this case the house is not built for the service of the guest but, since the invitation has come from the landlord, it is his duty to allow the guest to live there “at least without labor and without danger”. To this provocation the Nature, with even harsher tones, replies: “It seems that you have not minded that the life of this universe is a perpetual circuit of production and destruction, connected both with each other, and that each one continually serves the other to the conservation of the world”.
The unanswered question “who likes it and who benefits it?” with which the Icelandic leaves us, before the tragic end reserved to him by Leopardi, is the moral fulcrum around which the entire operetta is based. On the one hand, it recalls the mechanistic theories typical of epicureanism, taking up themes from the De Rerum Natura by Tito Lucrezio Caro, however, dyed by the typical pessimism of the Recanati poet. The generative Venus, pleasure of men and Gods (hominùm divòmque volùptas), invoked by Lucretius in the proem of the work, give place, in Leopardi, to a stiff Nature, with a “beautiful and terrible” face, and regardless of men. A Nature that relies on the cyclicity of events, in which what is destroyed is the rebirth basis for what will come later. In this scenario OFFICINA* 21 has investigated the relationship between man and the generating Nature: the Earth, the house that She give us to live becomes for us less welcoming and even more dangerous, resources become scarcer and to survive man must learn to produce what they needs by imitating Nature and adapting themself to the rules She imposes us. Emilio Antoniol

21a

N.21 aprile – giugno 2018

Trimestrale di Architettura, Tecnologia e Ambiente
Cartaceo ISSN 2532-1218
Digitale ISSN 2384-9029
Reg. Tribunale di Treviso n.245

Indice

Natura

Introduzione
di Emilio Antoniol
Progettare l’agricoltura del futuro
di Maicol Negrello
Architettura essenziale
di Luisa Vittadello
Biopolimeri dagli scarti della filiera agroalimentare
di Laura Calcagnini, Antonio Magarò, Massimo Mariani
Natura 4.0. Avanguardie “bio-ispirate” per il design del futuro
di Valentina Coraglia
La simbiosi industriale
di Simone Amato Cameli

Vers le Pays Vert
di Cecilia Furlan, Michael Stas, Benjamin Vanbrabant, Sven Mertens
Infondo – Pomodoro
a cura di Emilio Antoniol e Stefania Mangini

Rubriche

ESPLORARE
a cura di Valentina Manfè
PORTFOLIO
Fra le stagioni
di Marco Angheben
IN PRODUZIONE
Una nuvola luminosa in arsenale
di Emilio Antoniol

Opera – imprese per l’edilizia
di Michele Tomasella

La coltura acquaponica
di Alberto Baldassar, Nicolò Baldassar
I CORTI
Nàiade: autoprogettare l’orto urbano

di Gian Andrea Giacobone
Oscillating Urbanization
di Dan Narita
Progettazione digitale e additive layer manufacturing
di Sara Codarin
L’ARCHITETTO
Comporre secondo natura
di Enrico Bascherini

Uno sguardo inaspettato verso il paesaggio
di Fiorenzo Meneghelli, Andrea Meneghelli
L’IMMERSIONE
Comfort abitativo e standard edilizi

di Barbara Cardone, Roberto D’Autilia

Oltre l’edificio NZEB con le costruzioni in balle di paglia
di Linda Comerlati, Nicola Preti

Ferula communis
di Tommaso Lucinato
La fornace Cavasin di Spinea
di Cristina Basei
AL MICROFONO
Andrea Zambon. Progettare con il legno
a cura di Margherita Ferrari

CELLULOSA
Libri freschi di stagione
a cura dei Librai della Marcopolo
(S)COMPOSIZIONE
Semi
di Emilio Antoniol

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