“OFFICINA* 25 indaga il concetto di imitazione, nelle sue differenti valenze, negative e positive, poiché non sempre la copia è peggiore dell’originale da cui è derivata e quasi mai un orginale è privo di un riferimento da cui trae ispirazione.”
OFFICINA* 25 | aprile - giugno 2019
“OFFICINA* 25 indaga il concetto di imitazione, nelle sue differenti valenze, negative e positive, poiché non sempre la copia è peggiore dell’originale da cui è derivata e quasi mai un orginale è privo di un riferimento da cui trae ispirazione.”
Il 15 aprile 2019, alle 19:45, i media di tutto il mondo trasmettono in diretta il crollo della guglia, la flèche, della Cattedrale di Notre-Dame a Parigi a causa dell’incendio che, poche ore prima, era divampato nel sottotetto del monumento, Patrimonio UNESCO dal 1991. Costruita a partire dal XII secolo e sopravvissuta a due Guerre Mondiali, la cattedrale simbolo della città di Parigi era in fase di restauro per le problematiche relative proprio alla conservazione della copertura. L’incendio, scoppiato all’interno del cantiere di restauro, ha causato la perdita integrale del tetto Trecentesco e il crollo parziale della volta della navata centrale provocando così danni anche all’interno dell’edificio. Ma sicuramente è l’immagine della guglia che crolla tra le fiamme ad aver destato il vivo sgomento di migliaia di spettatori inermi.
Da subito sulla stampa e sul web si sono susseguite le manifestazioni di rammarico per l’impareggiabile perdita, le raccolte fondi, ma soprattutto le opinioni in merito alle modalità di ricostruzione che vedono i sostenitori del “dov’era e com’era” contrapporsi a chi, come il Primo ministro francese Édouard Philippe, propone invece un concorso di progettazione internazionale per la ricostruzione della guglia crollata. Ancor prima di aver domato l’incendio la possibilità di collocare in cima alla cattedrale una “copia” della guglia ha infatti scatenato il dibattito tra architetti, politici e cittadini che si sono sentiti privati di uno dei simboli della città.
Eppure la storia della guglia è ben più complessa di quel che si crede. La flèche bruciata il 15 aprile fu infatti costruita solo nel 1860 dal falegname Bellu, su disegno dell’architetto Eugène Viollet-le-Duc. La guglia sostituiva una torre precedente, costruita nel 1250 e demolita alla fine del ’700. Rispetto alla guglia “originale”, quella disegnata da Viollet-le-Duc presentava numerose differenze: le forme gotiche si ispiravano alle guglie della cattedrale di Orléans e non alla torre originale che aveva invece la funzione di campanile, con tre campane eliminate nel progetto ottocentesco. Al loro posto, in sommità fu posta la statua in rame di un gallo e sui quattro lati le statue dei dodici apostoli e dei quattro evangelisti, sempre in rame. Di queste, la statua raffigurante San Tommaso aveva le sembianze dell’architetto Viollet-le-Duc ed era rivolta di spalle alla città, guardando verso la guglia per ammirare la sua opera realizzata.
La guglia distrutta si presenta quindi come l’imitazione di artefatti precedenti ed è frutto delle suggestioni e delle idee di una mente eclettica come quella di Viollet-le-Duc. Destino vuole che solo pochi giorni prima dell’incendio, all’avvio del restauro, le statue degli apostoli fossero state rimosse e si siano per questo motivo salvate. Chissà se Viollet-le-Duc tornerà ad ammirare la nuova guglia che andrà a sostituire quella bruciata o se il suo posto sarà preso da qualcun altro!
In questo numero OFFICINA* indaga il concetto di imitazione, nelle sue differenti valenze, negative e positive, poiché non sempre la copia è peggiore dell’originale da cui è derivata e quasi mai un’ orginale è privo di un riferimento da cui trae ispirazione. Emilio Antoniol
On April the 15th 2019, at 7:45 pm, media from all over the world broadcast live the collapse of the spire, the flèche, of the Notre-Dame Cathedral in Paris due to the fire that, a few hours before, flared up in the roof of the monument that is UNESCO World Heritage Site since 1991. Built in the 12th century and survived at two World Wars, the symbol of the city of Paris was undergoing restoration works due to problems related to the conservation of the roof. The fire broke out inside the restoration site, causing the complete collapse of the fourteenth-century roof and the partial collapse of the vault of the central nave, thus causing damage even inside the building. But, surely, it is the image of the spire that collapsed in the flames that is still alive in thousands of unarmed spectators.
Immediately the manifestations of regret for the great loss and the fundraising for the reconstruction appeared on the media. But above all, different opinions regarding the reconstruction modalities, that see the supporters of “where it was and how it was” idea as opposed to who, like the French minister Édouard Philippe, propose an international design competition for the reconstruction of the collapsed spire, have been proposed. Even before the fire was extinguished, the possibility of placing a “copy” of the spire on top of the cathedral triggered the debate between architects, politicians and citizens who felt deprived of one of the symbols of the city.
However the history of the spire is more complex than you might think. The steeple burnt on April the 15th was in fact built only in 1860 by the carpenter Bellu, and designed by the architect Eugène Viollet-le-Duc. The spire replaced a previous tower, built in 1250 and demolished at the end of the 18th century. Compared to the “original” spire, the one designed by Viollet-le-Duc presented numerous differences: the Gothic forms were inspired by the spire of the Orléans Cathedral and doesn’t have the function of bell tower as the original one. For that reason the three original bells was eliminated in the nineteenth-century project, and in their place was placed a copper statue of a rooster, while on the four sides of the spire where placed the copper statues of the twelve apostles and of the four evangelists. Between them, the statue of St. Thomas had the appearance of the architect Viollet-le-Duc turned back to the city, looking towards the spire to admire his work.
The destroyed spire is therefore an imitation of previous artifacts and is the result of the suggestions and ideas of an eclectic mind like the Viollet-le-Duc’s one. The fate wanted that only a few days before the fire, at the start of the restoration process, the statues of the apostles have been removed and have therefore been saved. No one can know if Viollet-le-Duc will return to admire the new spire, which will replace the burned one, or if its place will be taken by someone else!
In this issue OFFICINA* investigates the concept of imitation, in its different values, both negative and positive, since a copy is not always worse than the original and, almost never, an original has not a reference from which it takes inspiration. Emilio Antoniol
N.25 aprile – giugno 2019
Trimestrale di Architettura, Tecnologia e Ambiente
Cartaceo ISSN 2532-1218
Digitale ISSN 2384-9029
Reg. Tribunale di Treviso n.245
Introduzione
Emilio Antoniol
Città Copy and Paste
Cities Copy and Paste
Maria Federica Tartarelli
Copie di Stato
Copies of State
Moreno Baccichet
Il vero (e il falso) nelle pratiche di progettazione
The true (and the false) in design practices
Edoardo Fregonese
La cultura dell’imitazione
The culture of the imitation
Elisa Boschi
Il design al servizio dell’autenticità
Design at the service of authenticity
Irene Caputo, Marco Bozzola
La maschera dell’artista
The artist’s mask
Letizia Goretti
Infondo – Il valore del falso
a cura di Stefania Mangini
ESPLORARE
a cura di Valentina Manfè
PORTFOLIO
Scale
a cura di Margherita Ferrari
IN PRODUZIONE
Copie su misura
Alberta Menegaldo
I CORTI
L’immagine dell’architettura oggi
Monica Manicone
Interfacce oltre lo schermo
Sara Codarin, Gian Andrea Giacobone
L’ARCHITETTO
Rovine sospese tra storia e imitazione
Chiara Boccingher, Francesca Giudetti
L’uso del disegno d’architettura nella pratica del restauro
Antonino Frenda
L’IMMERSIONE
Minima philologica
Damiano Acciarino
Virtuale è reale?
Is virtual real?
Giulia Benvegnù, Rosa Buson, Luisa Vittadello
System Design Thinking 4.0
Irene Fiesoli
Dal CLIL alla didattica per competenze
From CLIL to teaching for skills
Francesca Guidolin
AL MICROFONO
Progetto Quid
a cura di Arianna Mion
CELLULOSA
Imitazione
a cura dei Librai della Marcopolo
(S)COMPOSIZIONE
Copie
Emilio Antoniol