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Aree Interne

OFFICINA* 30 | luglio - settembre 2020

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“In Italia sono oltre 5.500 i piccoli comuni con meno di 5.000 abitanti. Di questi il 70% circa può rientrare nella categoria dei borghi storici: piccoli nuclei abitati spesso localizzati in quelle che sono definite aree interne, ossia territori caratterizzati da una significativa distanza dai principali centri di offerta di servizi essenziali ma dotati di una disponibilità elevata di risorse ambientali e culturali”

Sommario

Le aree interne tra disuguaglianze e rigenerazione

Le aree interne, cioè quelle caratterizzate da una significativa distanza dai principali centri di offerta di servizi essenziali (salute, istruzione, mobilità collettiva), rappresentano circa il 60% del territorio italiano e sono abitate da più di 13 milioni di persone; tuttavia, da diversi anni, affrontano dinamiche di spopolamento e di impoverimento, in favore di una crescente concentrazione negli agglomerati urbani.
Il numero 29 di OFFICINA* ha presentato soluzioni e pratiche architettoniche innovative in risposta alle fragilità delle aree densamente abitate. Al contrario, con poche lodevoli eccezioni, il dibattito sulle aree interne finora si è concentrato quasi esclusivamente sull’esaltazione del potenziale turistico o sul rafforzamento della resilienza rispetto a eventi catastrofici o rispetto alle prevedibili conseguenze dei cambiamenti climatici. Nel nostro paese, le riflessioni sul rapporto tra “città” e “campagna”, che oggi potrebbero descrivere in maniera particolarmente adeguata l’evoluzione della società, sono da sempre in secondo piano rispetto alla discussione sul disequilibrio Nord-Sud. Per dirla come Fabrizio Barca, ex ministro della Coesione Territoriale e ideatore della Strategia Nazionale per le Aree Interne, “un cittadino di una valle alpina della provincia di Cuneo fa molta meno fatica a confrontarsi con un cittadino della Sila di quanta non ne faccia un cittadino di Torino con uno di Reggio Calabria”. In maniera paradossale, durante le fasi più critiche della pandemia, autorevoli commentatori hanno descritto i “piccoli borghi” come isole felici, nei quali la minore densità abitativa garantiva minori rischi di contagio, trascurando il fatto che fossero anche drammaticamente lontani dai principali presidi sanitari e non fossero coperti dalla banda larga, necessaria sia per lo smart working che per la didattica a distanza. La stessa transizione ecologica, auspicata a parole da tutti e apparentemente più accessibile nelle aree interne proprio grazie al vasto patrimonio naturale (il 16% della superficie appenninica è tutelata da aree protette, un record a livello europeo), rischia di essere addirittura penalizzante in quelle zone a causa di un tessuto economico meno permeabile al cambiamento rispetto a quello delle conurbazioni.
I contributi di questo numero di OFFICINA* sono frutto del dibattito ravvivato da pochi anni, anche a livello scientifico, sulle aree interne: raccontano alcune iniziative e traiettorie di sviluppo “attento ai luoghi” che stanno fiorendo letteralmente in tutta Italia. Emerge come la co-progettazione da parte di soggetti diversi (enti locali, associazioni, professionisti, artisti) sia fondamentale per l’elaborazione e l’implementazione di strategie virtuose, quali la rigenerazione del patrimonio architettonico di borghi urbani e di insediamenti rurali, la definizione di una nuova comunicazione territoriale che tenga in considerazione le dinamiche degli ecosistemi, l’istituzione e gli impatti di festival culturali in territori apparentemente poco attrattivi.
Rigenerare, riattivare, riabitare: sono termini che ricorrono spesso nelle prossime pagine, e sottolineano come la relazione sia un’alternativa efficace e complementare alla concentrazione, anche dal punto di vista della gestione del territorio. Deve però essere accompagnata da nuovi e più diffusi servizi di cittadinanza: il “margine” può infatti diventare, come scrive Antonio De Rossi nel suo fondamentale volume Riabitare l’Italia, non a caso citato più volte dagli autori, “spazio del possibile, di costruzione di futuro”. Michele Gaspari

 

Summary

Inner Areas: Disequality and Regeneration

The inner areas, that are those characterized by a significant distance from the essential public services (health, education, public transport), represent roughly 60% of the whole Italian territory and are inhabited by more than 13 million people; however, for several years, they have been facing depopulation and impoverishment dynamics, in favor of a growing concentration in urban agglomerations.
OFFICINA* 29 issue presented solutions and innovative architectural practices in response to the fragility of densely populated areas. Conversely, with a few commendable exceptions, the debate on inner areas has so far almost exclusively focused on enhancing tourism potential or on strengthening resilience with respect to catastrophic events, such as earthquakes and floods, and to the foreseeable consequences of climate change. In our country, the reflections on the relationship between “city” and “countryside”, which today could better describe the evolution of society, have always been in the background compared to the discussion on the North-South imbalance. According to Fabrizio Barca, who served as Ministro della Coesione Territoriale and who conceived the National Strategy for Inner Areas, “a citizen of an alpine valley in the province of Cuneo finds it much less difficult to deal with a citizen of Sila than a citizen of Turin does with one of Reggio Calabria”. Paradoxically, during the most critical phases of the pandemic, authoritative commentators described the “small villages” as happy islands, in which the lower population density reduces the risk of contagion, neglecting the fact that they were also dramatically far from the main health centers and were not covered by broadband, necessary for both smart working and distance learning. The ecological transition itself, reportedly desired by everyone and apparently more accessible in the inner areas thanks to the vast natural heritage (16% of the Apennine surface is protected, a record at European level), risks being even penalizing in those areas, because the economic context is less permeable to change than that of conurbations.
The contributions of this issue of OFFICINA* are the result of the debate revived since few years, also at a scientific level, on the inner areas: they describe some “place-based” development initiatives and trajectories, that are literally flourishing throughout Italy. It emerges that the co-planning of different entities (local bodies, associations, practitioners, artists) is fundamental for the development and implementation of virtuous strategies, such as the regeneration of the architectural heritage of urban villages and rural settlements, the definition of a new territorial institutional communication that takes into account the dynamics of ecosystems, the institution and the impacts of cultural festivals in apparently unattractive territories.
Regenerate, reactivate, re-inhabit: these are terms that often occur in the following pages, and underline how the relationship is an effective and complementary alternative to concentration, also from the point of view of land management. However, it must be accompanied by new and more widespread citizenship services: in this way the “margin” can become, as Antonio De Rossi writes in his fundamental book Riabitare l’Italia, not surprisingly mentioned several times by the authors, “space of the possible, of building the future”. Michele Gaspari

 

30a

N.30 luglio – settembre 2020

Trimestrale di Architettura, Tecnologia e Ambiente
Cartaceo ISSN 2532-1218
Digitale ISSN 2384-9029
Reg. Tribunale di Treviso n.245

Indice

Aree Interne

Introduzione
Le aree interne tra disuguaglianze e rigenerazione
Inner Areas: Disequality and Regeneration

Michele Gaspari

Interni al margine
Inners at the Margin
Stefano Tornieri
La sfida culturale dell’Alta Irpinia
The Cultural Challenge of Alta Irpinia
Marta Bovio

Riabitare Alicia
Reinhabiting Alicia
Roberto Giordano, Roberto Dini, Silvia Tedesco, Valerio Della Scala, Silvia Lanteri
Il fututo ha un cuore antico
The Future has an Ancient Heart
Michele Manigrasso

Rigenerazione partecipata
Participatory Regeneration
Eliana Martinelli

Infondo – Pascoli
a cura di Stefania Mangini

Rubriche

ESPLORARE
Cronaca di un convegno
Rete Nazionale di Giovani Ricercatori per le Aree Interne
PORTFOLIO
I Casoni della Laguna
The Lagoon’s Casoni
Giorgio Bombieri
IL LIBRO
La fugace bellezza dell’arte involontaria
The Ephemeral Beauty of Unintentional Art
Chiara Scarpitti
I CORTI
Paesaggi architettonici
Architectural Landscape
Vincenzo d’Abramo
Il borgo Viano in Lunigiana
The Viano Village in Lunigiana
Enrico Bascherini, Silvia Mercoledi
L’ARCHITETTO
Resilienza per le Aree Interne
Resilience for Inner Areas
Maria Giada Di Baldassarre
L’Atlante dell’Architettura Rurale
Rural Architecture Atlas
Fabrizio D’Angelo, Alessandro Moretto
Vivere sull’acqua
Living on the Water
Elisabetta Paglia, Valentina Rossi, Elisa Zoccarato
L’IMMERSIONE
Ricostruire piccole comunità di confine
Reconstructing Small Border Communities
Andrea Iorio
La marginalità della montagna
Mountain Marginality
Umberto Giordani
Machinic Landscapes
Elena Longhin
SUOVENIR
Pirati e corsari
Pirates and Corsairs
Letizia Goretti
AL MICROFONO
Internamente, Italia
Italy, Internally

a cura di Arianna Mion
CELLULOSA
I need a Forest Fire
a cura dei Librai della Marcopolo
(S)COMPOSIZIONE
Verdi prati
Emilio Antoniol

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