“OFFICINA* dedica il numero 33 al concetto di ECOLOMIA e vuole indagare la relazione tra una nuova economia e la costruzione del territorio”
OFFICINA* 33 | aprile - giugno 2021
“OFFICINA* dedica il numero 33 al concetto di ECOLOMIA e vuole indagare la relazione tra una nuova economia e la costruzione del territorio”
Verso un pensiero ecolomico
La crisi energetica del 1973 ebbe un impatto dirompente sull’andamento economico mondiale: se da un lato mise un freno allo sviluppo economico dell’Occidente che aveva caratterizzato gli anni ’50 e ’60, dall’altro incentivò la nascita del pensiero “ecologico”, connotato per la sua critica al modello economico capitalista. L’alternativa proposta si basava sostanzialmente sul concetto di decrescita (André Gorz, Nicholas Georgescu-Roegen, Ivan Illich), ovvero sull’esigenza di un cambiamento dei comportamenti della società fondato su diversi tipi di rinunce: riduzione dei consumi, riduzione degli spostamenti, disincentivazione del libero mercato, autarchia, e in generale una riduzione della libertà dell’uomo moderno.
Quasi cinquant’anni dopo, è la crisi sanitaria legata al COVID-19 a mostrarci la possibilità di vivere in un altro modo rinunciando – anche se con molti sacrifici – a certi comportamenti a lungo criticati dal pensiero ecologico. L’auspicio, una volta lasciataci alle spalle l’emergenza sanitaria, è di avere interiorizzato una nuova normalità fondata sulla consapevolezza sociale che certe abitudini e certe contraddizioni socio-economiche non sono più sostenibili. Come lo stringersi la mano non sarà più un mero rituale ma tornerà ad essere un impegno a volersi interessare all’altro, e viaggiare non sarà più un gesto compulsivo ma piuttosto una scelta di esperienza di vita, la nuova “consapevolezza” ci darà gli strumenti per intraprendere una vera transizione verso un nuovo modello economico che non può ignorare l’importanza delle componenti di giustizia sociale e ambientale.
Più che sulle rinunce, il pensiero “ecolomico” trova dunque la sua ragion d’essere nelle scelte consapevoli. Il numero 33 di OFFICINA* si interroga sulle prospettive di uno scenario dove la crasi tra i concetti di ecologia ed economia non genera necessariamente decrescita, bensì modelli economici inclusivi che si fondano su indicatori di crescita che antepongono alla mera valutazione economica una condizione di benessere ecologico e sociale.
I contributi raccolti in questo numero non rappresentano certamente delle risposte definitive circa il posizionamento e la forma che il modello ecolomico potrebbe avere, bensì, attraverso il racconto di interessanti esperienze, progetti e ricerche in corso, vogliono aprire un dibattito e ci mostrano quale sia il potenziale di scelte consapevoli a diverse scale e in diverse dimensioni della realtà. Il contributo di Simone Amato Cameli argomenta l’impossibilità – per la nostra società – di raggiungere un’impronta ecologica neutrale, prendendo come esempio la delicata questione dell’uso delle risorse naturali, e di come la tanto auspicata transizione ecologica rischia di concretizzarsi in una mera rimodulazione della pressione estrattiva da un vecchio a un nuovo gruppo di risorse esauribili (da petrolio a minerali rari), con conseguenti ripercussioni sullo scacchiere geopolitico internazionale. Il “metabolismo territoriale” descritto nell’articolo di Maria Leonardi, così come il “design sistemico” proposto da Ajsa Aulisio ed Eva Vanessa Bruno, costituiscono due strategie che sfruttano il volano dell’ecologia per rifondare un modello di sviluppo economico “glocale” in grado di coinvolgere attori e risorse locali. Il primo in chiave produttiva, con la riterritorializzazione di nuovi cluster industriali, il secondo in chiave turistica, grazie alla valorizzazione dei paesaggi culturali. L’articolo di Gerardo Semprebon pone invece la questione della corsa alla leadership mondiale legata al raggiungimento di un modello produttivo fondato sul concetto di “Civiltà Ecologica” e il significato di una sua possibile esportazione anche a livello ideologico. Infine, come evidenzia Federico Godino, è interessante osservare che a scala mondiale esistono delle “economie di piattaforma” che, pur basandosi su un’infrastruttura immateriale, hanno un ruolo determinante nella trasformazione spaziale delle città. La loro presenza può indurre, accelerare o ritardare dinamiche di sviluppo, sollevando questioni di giustizia spaziale ed ambientale, diventando di fatto un attore politico nella governance del territorio.
Geopolitica delle risorse, metabolismi territoriali, modelli ecologici produttivi da esportare, economie di piattaforma sembrano indicarci il perimetro di riflessione dentro il quale attori politici, pubblici e privati dovranno confrontarsi per trovare risposte concrete su come dirigere la transizione ecolomica in atto. In quest’ottica sarà fondamentale sensibilizzare e indirizzare la consapevolezza che si è manifestata a livello individuale in questo momento di crisi mondiale, al fine di rendere possibile il cambiamento.* Alberto Verde e Roberto Sega
Towards an Ecolomical Thinking
The energy crisis of 1973 had a major impact on the global economic trends: if, on the one hand, it slowed down the economic development of the Western world that had characterized the 50s and 60s, on the other hand it encouraged the rise of an “ecological thinking”, characterized by its criticism of the capitalist economic model. The proposed alternative was substantially targeted on degrowth (André Gorz, Nicholas Georgescu-Roegen, Ivan Illich), that is to say on the need for a change in society’s behaviors requiring various types of sacrifices: reduction of consumption, reduction of travel, disincentive of the free market, autarky, and in general a reduction in the freedom of modern man.
Almost 50 years later, it is the COVID-19 health crisis that shows us the possibility of living in a different way by renouncing – albeit with many sacrifices – to some behaviors for long criticized by ecological thinking. The hope, once we will have left behind the health emergency, is the internalization of a new normality based on the social awareness that certain attitudes and certain socio-economic contradictions are no longer sustainable. Just as shaking hands will no longer be a mere ritual, but will once again become a willing engagement in caring for others, and traveling will no longer be a compulsive action, but rather a choice of life experience, the new “awareness” will give us the tools to undertake a real transition towards a new economic model that cannot ignore the importance of the dimensions of social and environmental justice.
More than on sacrifices, “ecolomic” thinking therefore finds its meaning in conscious choices. Issue 33 of OFFICINA* explores a scenario where the crossover between the concepts of ecology and economy does not necessarily generate degrowth, but rather virtuous and inclusive economic models, based on growth indicators that put ecological and social well-being before mere economic evaluation.
The contributions collected in this issue are certainly not definitive answers about the positioning and form that the ecolomic model could have, but, thanks to the narrative of interesting experiences, projects and ongoing research, they aim to open up the debate and reveal the potential of conscious choices at different scales and in different dimensions of reality. The contribution of Simone Amato Cameli argues the impossibility for our society to achieve a neutral ecological footprint, taking as an example the critical issue of the use of natural resources, by showing how the highly desirable ecological transition risks to be a mere reshaping of the extractive pressure from an old to a new group of exhaustible resources (from oil to rare minerals), with consequent repercussions on the international geopolitical chessboard. The “territorial metabolism” described in Maria Leonardi’s article, as well as the “systemic design” proposed by Ajsa Aulisio and Eva Vanessa Bruno, are two strategies that exploit the driver of ecology to re-establish a model of “glocal” economic development capable of involving local actors and resources: the first in a productive way, with the re-territorialization of new industrial clusters, the second in a touristic way, thanks to the valorization of cultural landscapes. Gerardo Semprebon’s paper, on the other hand, raises the question of the world leadership struggle related to the achievement of a production model based on the concept of “Ecological Civilization” and the meaning of its possible exportation on an ideological level as well. Finally, as Federico Godino highlights, it is interesting to observe that there are “platform economies” on a global scale which, although based on immaterial infrastructure, play a decisive role in the spatial transformation of cities. Their presence can induce, accelerate or even delay development dynamics, raising issues of spatial and environmental justice, actually becoming a political actor in the governance of the territory.
Geopolitics of resources, territorial metabolisms, productive ecological models to be exported, and platform economies seem to suggest the framework of reflection within which political, public and private actors will have to confront in order to come up with concrete answers on how to direct the ongoing ecolomical transition. From this point of view, it will be essential to raise and re-direct the awareness that revealed itself on an individual level in this moment of world crisis, in order to make change possible.* Alberto Verde and Roberto Sega
N.33 aprile – giugno 2021
Trimestrale di Architettura, Tecnologia e Ambiente
Cartaceo ISSN 2532-1218
Digitale ISSN 2384-9029
Reg. Tribunale di Treviso n.245
Introduzione
Verso un pensiero ecolomico
Towards an Ecolomical Thinking
Roberto Sega, Alberto Verde
La dimensione spaziale della sostenibilità
The Spatial Dimension of Sustainability
Simone Amato Cameli
Nuove forme di metabolismo territoriale
New Forms of Territorial Metabolism
Maria Leonardi
Design sistemico e paesaggi culturali
Systemic Design and Cultural Landscapes
Asja Aulisio, Eva Vanessa Bruno
Civiltà ecologica
Ecological Civilization
Gerardo Semprebon
Duty-free Urbanism
Federico Godino
Infondo – L’impronta ecologica
Stefania Mangini
ESPLORARE
a cura di Margherita Ferrari, Massimo Mucci, Rosaria Revellini
PORTFOLIO
Va’ in malora
Go to Ruin
Margherita Ferrari, Lorenzo Rui
IL LIBRO
Verso un’architettura circolare
Towards a Circular Architecture
Cristiana Mattioli
I CORTI
L’oblio della memoria
The Oblivion of Memory
Letizia Goretti
Natura aumentata
Augmented Nature
Sara Codarin, Gian Andrea Giacobone
L’economia idrica degli Aghlabidi
Aghlabids’ Water Economy
Elisa Pegorin
Seconda mano, molteplici vite
Second-hand, Multiple Lives
Rosaria Revellini
L’ARCHITETTO
Investire in oro verde
Investing in Green Gold
Daphne Degiorgis
Nuove economie degli scarti
New Economies From the Waste
Emilio Antoniol
Ragusa città porosa
Ragusa Porous City
Paola Careno
L’IMMERSIONE
Terra incognita
Unexplored Land
Giorgio Trivellin
Rotterdam Zero-waste
Zero-waste Rotterdam
Elisabetta Paglia
La sostenibilità del sistema prodotto
The Sustainability of the Product-system
Silvia Gasparotto
Secessione territorialista (furlana)
(Friulian) Territorial Secession
Andrea Bernava
Sotto mentite spoglie
Under False Pretenses
Silvio Cristiano
SOUVENIR
Una folata di vento
A Gust of Wind
Letizia Goretti
AL MICROFONO
Oltre il progetto
More than Design
a cura di Ariana Mion, con Carly Althoff
CELLULOSA
Per la cura universale contro il capitalismo compassionevole
a cura dei Librai della Marcopolo
(S)COMPOSIZIONE
Maggese
Emilio Antoniol