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Luoghi dell'apprendimento

OFFICINA* 34 | luglio - settembre 2021

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“Il numero 34 di OFFICINA* è dedicato al rapporto tra luogo e apprendimento, aprendo un dibattito ampio intorno ad ambiti tematici che oltrepassano la temporanea crisi che sta in parte modificando le forme, i modi di abitare e gli usi degli spazi di relazione”

Sommario

Abitare i luoghi dell’apprendimento

“What may be expected of the space that constitutes a school and what condition can be achieved within the domain of architecture?” (Hertzberger, 2008, Space and Learning).

Una determinata organizzazione dello spazio, al di là della funzione accolta, può contribuire con una certa libertà a orientare le persone verso eventuali azioni che potranno aver luogo. L’ambiente influisce sulla percezione che le persone costruiscono attorno a esso e, inevitabilmente, l’architettura assume un ruolo pedagogico nei confronti di chi la abita. Questo carattere è in particolar modo visibile nelle opere dedicate all’educazione ma può essere esteso all’esperienza progettuale in genere e al compito civile, morale e culturale dell’architettura stessa. Ne deriva la necessità di un approccio interdisciplinare e interscalare del progetto che investa più saperi e non perda la centralità dell’individuo consolidando la nozione di “opera aperta” a differenti esigenze, a cambiamenti, ad attività e a nuovi significati. Una qualsiasi costruzione, difatti, dovrà costantemente fare i conti con l’operato del tempo e sarà soggetta a meccanismi spontanei e non prevedibili di adattamento e trasformazione, materiale o immateriale. In questi termini, la nozione heideggeriana di “abitare” si declina nella prospettiva teorizzata dall’antropologo Tim Ingold (dwelling perspective) e pertanto, nel presente contesto, l’interesse è posto sulle connessioni tra soggetto e ambiente, costruito e naturale.
Per tali ragioni e in questo peculiare periodo in cui la pandemia ha messo in evidenza l’incongruenza tra le esigenze epidemiologiche e le possibilità di fruizione di molti spazi istituzionali e culturali, il numero 34 di OFFICINA* è dedicato al rapporto tra luogo e apprendimento, aprendo un dibattito ampio intorno ad ambiti tematici che oltrepassano la temporanea crisi che sta in parte modificando le forme, i modi di abitare e gli usi degli spazi di relazione. Dopo un lungo periodo in cui la didattica è stata erogata a distanza si sente la necessità del valore esperienziale dell’apprendimento attraverso la fisicità dei luoghi come dimostrato dagli esiti della call for papers, che chi scrive ha proposto affiancandola a una ricerca in corso finanziata dal fondo PON AIM e condotta presso la propria sede di affiliazione. A tal proposito, le proposte selezionate esplorano il ruolo del progetto di architettura alle diverse scale, da quella puntuale a quella territoriale, e con differenti approfondimenti, dalla teoria alla pratica, cogliendone le capacità di tessere relazioni in specifici contesti – urbani, periurbani, dalle metropoli ai centri minori – e costituire luoghi comunitari e di pubblico interesse.
Un primo campo di indagine riguarda lo spazio educativo della scuola che, essendo uno dei primi ambienti di apprendimento e di vita dove il bambino in formazione cresce e abita, è il luogo in cui l’esperienza diretta con lo spazio ricopre un ruolo essenziale quasi fosse, riprendendo il pensiero di Loris Malaguzzi, un “terzo educatore”, stringendo quindi una forte relazione con la pedagogia e il design (Malaguzzi, 1952, Invece il cento c’è). Una accezione di scuola che richiede una stretta simbiosi tra contenitore e contenuto, ovvero tra modello spaziale e modello pedagogico; un’architettura cosiddetta “educatrice”, come Ernesto Nathan Rogers la definisce nell’editoriale al numero monografico sulle scuole che la rivista Domus dedica nel 1947 sotto la sua direzione (Rogers, 1947, Architettura educatrice).
L’attenzione è riposta, inizialmente, al sistema scolastico statale, enorme e disomogeneo (Fondazione Giovanni Agnelli, 2020, Rapporto sull’edilizia scolastica), in cui si tenta il superamento del concetto stesso di aula e la messa in luce di alcune opportunità progettuali a partire dallo spazio interno, dalla relazione tra le parti di una comunità scolastica fino all’aggregazione di queste e rispetto al contesto in cui si colloca. L’attuale normativa italiana in materia di edilizia scolastica risale al 1975 e prevede l’applicazione rigida di alcuni standard prescindendo dalla qualità della configurazione spaziale degli ambienti educativi. Ciò evidenzia uno scollamento con le attuali esigenze di insegnamento e di apprendimento. Queste, infatti, richiedono un’attualizzazione del patrimonio scolastico esistente orientata a un’apertura nei confronti della città divenendo un’estensione dello spazio urbano, come illustrato dai molti casi esemplari presi in prestito dalla storia dell’architettura del Novecento o dagli studi ed esperienze innovative in ambito internazionale, nazionale e locale qui esaminate e raccolte, tra cui ad esempio quelle portate avanti dai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (INDIRE) e della rete del PRIN Pro.S.A. – Prototipi di Scuole da Abitare.
Il volume cerca di tratteggiare uno stato dell’arte delle ricerche in corso e dei progetti rispondenti all’interrogativo posto dal noto architetto Herman Hertzberger nel suo prezioso libro Space and Learning. Laura Pujia

Summary

Dwelling Learning Places

“What may be expected of the space that constitutes a school and what condition can be achieved within the domain of architecture?” (Hertzberger, 2008, Space and Learning).

A given organisation of space, beyond the function it performs, can contribute with a certain freedom to directing people towards possible actions that may take place. The environment influences the perception that people built around it and, inevitably, architecture takes on a pedagogical role in relation to its inhabitants. This character is particularly visible in works dedicated to education but can be extended to the design experience in general and to the civil, moral, and cultural task of architecture itself. The result is the need for an interdisciplinary and inter-scalar approach to design that involves more than one field of knowledge and does not lose the centrality of the individual, consolidating the notion of an “open work” to different needs, changes, activities, and new meanings. Indeed, any construction will constantly have to deal with the workings of time and will be subject to spontaneous and unpredictable mechanisms of adaptation and transformation, whether material or immaterial. In these terms, the Heidegger’s notion of “dwelling” is declined in the perspective theorised by the anthropologist Tim Ingold (dwelling perspective) and therefore, in the present context, the focus is on the connections between subject and environment, built and natural.
For these reasons, and in this period in which the pandemic has highlighted the incongruity between epidemiological needs and the possibilities to use many institutional and cultural spaces, issue 34 of OFFICINA* journal is dedicated to the relationship between place and learning, opening a wide-ranging debate on thematic areas that go beyond the temporary crisis that is partly modifying the forms, ways of living and uses of relational spaces. After a long phase in which teaching was delivered at a distance, there is a need for the experiential value of learning through the physicality of places, as demonstrated by the results of this call for papers, which I have proposed alongside an ongoing research project financed by the PON AIM fund and conducted at my own university affiliation. In this respect, the selected proposals explore the role of architectural design at different scales, from the individual to the territorial, and with different insights, from theory to practice, grasping the ability to weave relationships in specific contexts – urban, peri-urban, from metropolises to small towns – and to create community places and places of public interest.
A first field of investigation concerns the educational space of the school which, being one of the first learning and living environments where the child in training grows up and lives, is the place where direct experience with space plays an essential role, almost as if it were, to borrow Loris Malaguzzi’s thought, a “third educator”, thus forging a strong relationship with pedagogy and design (Malaguzzi, 1952, Invece il cento c’è). A meaning of school that requires a close symbiosis between container and content, that is, between spatial model and pedagogical model; a so-called “educational architecture”, as Ernesto Nathan Rogers defined it in the editorial of the monographic issue on schools that Domus magazine dedicated in 1947 under his direction (Rogers, 1947, Architettura educatrice).
Attention is initially focused on the huge and inhomogeneous state school system (Fondazione Giovanni Agnelli, 2020, Rapporto sull’edilizia scolastica), in which an attempt is made to go beyond the very concept of the classroom and to highlight certain design opportunities starting with the internal space, the relationship between the parts of a school community and the aggregation of these parts in relation to the context in which they are located. Current Italian school building regulation dates back to 1975 and provides a rigid application of several standards regardless of the quality of the spatial configuration of educational environments. This shows a disconnection with current teaching and learning needs. In fact, these require a modernization of the existing school heritage oriented towards opening up to the city, becoming an extension of urban space, as illustrated by the many exemplary cases borrowed from the history of twentieth-century architecture or from innovative studies and experiences in the international, national and local spheres examined and collected here, including, for example, those carried out by the researchers of the Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (INDIRE) and the PRIN network Prose – Prototypes of schools to live in.
The publication attempts to outline a state of the art of current research and projects responding to the question posed by the well-known architect Herman Hertzberger in his valuable book Space and Learning. Laura Pujia

 

34a

N.34 luglio – settembre 2021

Trimestrale di Architettura, Tecnologia e Ambiente
Cartaceo ISSN 2532-1218
Digitale ISSN 2384-9029
Reg. Tribunale di Treviso n.245

Indice / Table of contents

Luoghi dell'apprendimento

Introduzione
Abitare i luoghi dell’apprendimento
Dwelling Learning Places
Laura Pujia

Scuole d’Italia, o una strana geografia
Schools of Italy, a Strange Geography
Fernanda De Maio
Dalla teoria alla pratica
From Theory to Practice
Giuseppina Cannella, Raffaella Carro, Elena Mosa

Ambienti educativi con la natura
Educational Environments with Nature
Beate Weyland, Bruna Sigillo
Aule, composizioni di aule, scuole
Classrooms, Classroom Compositions, Schools
Massimo Ferrari, Claudia Tinazzi, Annalucia D’Erchia

La città dentro la scuola
The City within the School
Marco Burrascano

Dietro un paesaggio
Behind a Lanscape
Libero Carlo Palazzolo
Oltre le istituzioni scolastiche
Beyond Educational Institutions
Massimo Faiferri, Samanta Bartocci, Fabrizio Pusceddu

Infondo – I sensi e l’apprendimento
Stefania Mangini

Rubriche

ESPLORARE
a cura di Margherita Ferrari, Letizia Goretti, Rosaria Revellini
PORTFOLIO
San Giorgio, eroe digitale
Saint George, Digital Hero
Emanuele Mandolfo
IL LIBRO
Paesaggi educativi
Educational Landscapes
Paola Careno
L’ARCHITETTO
Scuole innovative del Secondo dopoguerra

Innovative Schools of the Second Post-war
Lino Cabras
Dalle armi agli studi
From the Army to the Studies
Federico Camerin
Ambienti di apprendimento outdoor
Outdoor Learning Spaces
Stefania Chipa, Lorenza Orlandini
I CORTI
Paesaggio educativo secondo Jørn Utzon
Educational Landscape According to Jørn Utzon
Andrea Iorio
Agoragri: nuovo luogo di conoscenza
Agoragri: a New Place of Knowledge
Mimì Coviello
Un’educazione senza porte
An Education without Doors
Elena Sofia Moretti
L’IMMERSIONE
Spazi conoscitivi ibridi
Cognitive Hybrid Spaces
Chiara Scanagatta, Massimiliano Condotta
Dal passato soffia il presente
The Present blows from the Past
Elisa Pegorin
Dalla stanza a cielo aperto al playground
From the Open-air Room to the Playground
Marco Russo
La scuola e il valore della complessità
School and the Value of Complexity
Paola Virgioli
Imparare in provincia
Learning in the Province
Paolo Franzo, Clizia Moradei
SOUVENIR
Fare o guardare?
Doing or Watching?
Letizia Goretti
IN PRODUZIONE
Idjwi Eco-village Complex

Nicole Estefania Loachamin Guerrero, Cecilia Bettini
IN PRODUZIONE

L’industria 4.0 e i suoi principi caratterizzanti
Industry 4.0 and its Characterizing Principles
Roshan Borsato, Enrico Polloni
AL MICROFONO
Learning Places: Changing Society
Luoghi di appredimento: cambiando la società
a cura di Arianna Mion
CELLULOSA
Il congiuntivo cambia la vita
a cura dei Librai della Marcopolo
(S)COMPOSIZIONE
Errori
Emilio Antoniol

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