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Piano C

OFFICINA* 36 | gennaio - marzo 2022

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” Il Piano C non è il Piano A, un piano previsto dall’approccio disciplinare convenzionale; non è nemmeno un Piano B, ossia un programma backup, sufficientemente solido e affidabile, redatto attraverso conoscenze empiriche e tecnologiche applicate, generalmente preparato in anticipo con l’intento di poter provvedere a eventuali problemi o rischi futuri ed incerti. Il Piano C, infatti non è l’alternativa consequenziale ai due precedenti, ossia il piano formulato quando sia il Piano A e il Piano  B vengono meno di fronte a condizioni di emergenza o crisi; il Piano C è piuttosto un nuovo tipo di intervento, inaspettato, un differente metodo di procedura, per descrivere e mettere in atto ciò che necessario ed efficace”

Sommario

Dall’inizio della crisi del COVID-19, l’evoluzione della pandemia ha avuto pesanti ricadute sulla salute pubblica, evolvendo rapidamente in uno stato di crisi pressoché permanente con conseguenze culturali, politiche e socioeconomiche sempre più incisive. Pur notando che la crisi del COVID-19 si sta allontanando dall’origine biologica del virus stesso, recenti dibattiti hanno anche messo in relazione la sua causalità con le carenze strutturali della società contemporanea. Rispetto ai precedenti casi similari di COVID, un grande consenso indica le conseguenze sociali e spaziali sovversive. Quello che emerge è il pervasivo intreccio di tutte le grandi crisi nella società globalizzata e frammentata di oggi, e la complessità nel risolverne una. Risulta evidente come tutte queste crisi abbiano impatti vitali nello spazio. Pertanto, è urgente e inevitabile per architetti e urbanisti, così come per tutti quegli studiosi che di spazio si occupano, avere un’adeguata conoscenza di gestione dello stato di crisi, al fine di fornire una soluzione adeguata ed efficace nel gestirne le conseguenze spaziali. Tuttavia, questo è possibile solo sulla base di una cooperazione integrale, che va al di là dei confini disciplinari esistenti, dei quadri istituzionali, delle convinzioni culturali e, eventualmente, dei vincoli morali. In questo contesto di emergenza è richiesto un Piano C.
Il Piano C va distinto dal Piano A – un piano convenzionale definito dalla prassi professionale – ma anche dal Piano B che, sebbene sia un piano di emergenza basato su conoscenze consolidate, è subordinato all’improvvisazione causata da una situazione di emergenza. Dal canto suo, il Piano C si configura come un processo sperimentale e radicale capace di rispondere a una situazione di crisi e alle sue implicazioni sullo spazio. Il Piano C è un piano di frontiera generato dall’intersezione di diversi campi del sapere, che emerge quando la pratica convenzionale si dimostra insufficiente o inefficace nell’offrire soluzioni o affrontare problemi. La ricerca di un Piano C è di per sé un atto di ricerca che mira a esplorare progetti di possibilità, future strategie globali che aiutino ad arginare e governare condizioni di crisi. La raccolta di esempi di Piano C in questo numero di OFFICINA*, ci ha portato ad alcune scoperte estreme, di cui le impostazioni proiettive e le indagini avanzano per arrivare ai margini sconosciuti della conoscenza.
Il primo contributo collettivo di Eufemia, Bonatti, Chavez-Miguel e Sieber riporta esempi di resilienza dal basso in America Latina, attraverso processi socioeconomici di solidarietà per affrontare la crisi di COVID-19 in situazioni di particolare vulnerabilità. Allo stesso tempo, due casi studio offrono diversi approcci e strategie nei confronti del cambiamento climatico. Longo e Maragno affrontano il tema Venezia come paradigma dell’innalzamento del livello del mare, monitorando e analizzando i data dell’acqua per emergenti scenari; Ferraioli e Litt sul caso della Brianza sostengono un quadro di governance coerente in cui un processo decisionale virtuoso è in grado di formulare e promuovere una pianificazione resiliente a differenti scale. Il contributo di Trane, Giovanardi, Savina e Viglioglia indaga le potenzialità del progetto Turin Urban Garden (TUG), attraverso la promozione della produzione agroalimentare locale come strategia per l’autosufficienza. A seguire, Molari e Balsamo introducono la biomimetica e la biofilia, illustrando potenziali applicazioni così come nuovi suggerimenti per il progetto architettonico. Chiude il dossier il contributo di Semenzin che richiama il ragionamento sul Friuli come paradigma per la ricostruzione post sisma e la capacità di approcci radicati e dal basso come la chiave per l’urgente richiesta di ricostruzione.
In passato le crisi non hanno sempre avuto effetti negativi; molte idee innovative e progetti di ampio respiro sono stati ispirati sulla scia delle crisi. Costituendo un immaginario per il Piano C, hanno indicato nuovi, migliori e più resilienti modi dello stare e abitare insieme. Grazie ai contributi raccolti – molti altri meriterebbero di essere menzionati – quello che qui potremmo semplicemente tentare di riassumere è un terreno comune, sul quale tutti i progetti hanno condiviso strategie utili ad affrontare nello spazio crisi di diversa natura. Siamo consapevoli che questo tema interroga studiosi ben oltre la nostra comunità disciplinare, tutti impegnati in un progetto di resilienza e resistenza dell’umanità nell’affrontare questo lungo stato di crisi. Questo numero di Piano C, non è in alcun modo un’epitome esauriente di tale raccolta, ma piuttosto un’altra iniziativa comune che tenta un semplice passo avanti su questo percorso largamente motivato. Elena Longhin, Charles Yán Guō

Summary

Since the outbreak of COVID-19, the evolving pandemic has repetitively cast threats to public health and has induced various cultural political and socio-economic calamities, tuning today’s society toward an increasingly permanent state of crisis. While noting that the COVID-19 crisis is moving away from the biological origin of the virus itself, recent debates have also referred its causalities to some structural deficiencies of our modern society. Comparing to COVID earlier kindred, a major consensus points at the subversive social and spatial aftermath. The comparative studies discovered how crises are intertwined in today’s globalised but fragmented society, and therefore, how complex it is to solve them. Evidently, all those societal crises have vital impacts in spaces. For architects and urbanists, it’s especially exigent and inevitable to engage with the knowledge domain of Crisis Management, in order to provide an adequate and effective solution in space. Yet, it is only possible based on an integral cooperation beyond existing disciplinary borders, institutional frameworks, cultural believes, and possibly, moral constraints; upon which, it calls for a Plan C.
A Plan C has to be distinguished from the Plan A – a conventional plan provided by the routine of a profession – and the Plan B, which is a backup programme spliced from existing knowledge components, although usually obliged to improvise in an emergency situation. A Plan C, however, emerges from an experimental process, aiming to respond to the crisis and its spatial challenges, usually arising from the frontier and intersection of fields, complementary to the conventional practice. Plan C is a frontier plan generated by the intersection of different fields of knowledge, which emerges when conventional practice proves insufficient or ineffective in offering solutions or addressing problems. The search of a Plan C per se, is a research act that aims to explore new horizons that could potentially be the next comprehensive approaches to defend from crisis. The collection of examples of Plan C in this issue of OFFICINA* has brought us to some extreme discoveries, of which the projective settings and investigations advance to arrive at the unknown margins of knowledge.
The first collective contribution by Eufemia, Bonatti, Chavez-Miguel and Sieber reports powerful evidence of resilience from the grassroots in Latin America across vulnerable socio-economic processes during the COVID-19 crisis. In parallel, two case studies explore different approaches and strategies towards Climate Change. While Longo and Maragno bring in Venice as a paradigm for the rising sea level, monitoring and processing the respective water datascapes for emergency scenarios; Ferraioli and Litt argue on the case of Brianza for a consistent governance framework, in which virtuous local decision making could formulate and promote resilient planning at different scales. Hence, Trane, Giovanardi, Savina and Viglioglia expound the possibility in the Turin Urban Garden (TUG) to tackle an intertwined challenge by recovering abandoned urban area by promoting local agri-food production as a strategy for self-sufficiency. Following, Molari and Balsamo stand out to introduce Biomimicry and Biophilia, with four cases to illustrate potential applications to new aspects in architecture. Closing the scientific dossier, Semenzin recalls the reasoning for Friuli as paradigm for post-earthquake reconstruction. The study points out the bottom-up power and territory specific approach as the key to fulfil the urgent request of reconstruction.
For humanity, crisis isn’t all negative; also, innovative ideas, implemented by responsible projects, have been inspired in the awakening from crisis. Together, they constitute an imagery for the Plan C, indicating more innovative ways for surviving and living better. Thanks to all our collective contributions – many more are equally worth mentioning – what we could try to summarise here is a common ground, on which all projects shared their insights to intervene against different type of crises in space. We are aware that this issue questions researchers far beyond our disciplinary community, all engaged in a project of resilience and resistance of humanity in facing this long state of crisis. This issue of Plan C, is in no way an exhaustive epitome of such collection; but rather another shared effort that attempts a simple step forward on this largely motivated path. Elena Longhin, Charles Yán Guō

36a

N.36 gennaio-marzo 2022

Trimestrale di Architettura, Tecnologia e Ambiente
Cartaceo ISSN 2532-1218
Digitale ISSN 2384-9029
Reg. Tribunale di Treviso n.245

Indice

Piano C

Introduzione
Piano C
Plan C
Elena Longhin, Charles Yán Guō

America Latina oltre la crisi
Latin America Beyond the Crisis
Luca Eufemia, Michelle Bonatti, Giovanna Chavez-Miguel, Stefan Sieber
Pianificare con l’incertezza
Planning with Uncertainty
Alessandra Longo, Denis Maragno
La Brianza Cambia Clima
La Brianza Cambia Clima Project
Elena Ferraioli, Giovanni Litt
Progettare l’agricoltura urbana per la self-sufficient city
Designing the Urban Agriculture for the Self-Sufficient City
Matteo Trane, Matteo Giovanardi, Alessandra Savina, Massimiliano Viglioglia
Ri-costruire una natura contemporanea
Re-Building a Contemporary Nature
Matilde Molari, Mariangela Francesca Balsamo
L’altra modernità della ricostruzione del Friuli
The Other Modernity of Friuli’s Reconstruction
Chiara Semenzin

Infondo – Il clima è già cambiato
Stefania Mangini

 

 

Rubriche

ESPLORARE
a cura di Margherita Ferrari, Rosaria Revellini
PORTFOLIO
Sedie urbane vagabonde
Urban Vagabond Chairs
Rosaria Revellini
IL LIBRO
Un progetto per la cura del mondo
A Project for the Cure of the World
Luis A. Martin Sanchez
L’ARCHITETTO
Caratteri adattivi della resilienza
The Adaptive Characters of Resilience
Bianca Andaloro
I Piani per l’inclusione
The Plans for Inclusion
Silvia Cioci, Christina Conti, Mickeal Milocco Borlini

I CORTI
Scenari progettuali per la città post-COVID
Design Perspectives for the Post-COVID City
Maria Vittoria Arnetoli, Margherita Vacca, Eletta Naldi, Eleonora Giannini, Marta Maini, Francesca Morelli, Gloria Calderone
VERO2: la seconda vita degli scarti in vetro di Murano
VERO2: the Second Life of Murano Glass Waste
Matteo Silverio
L’IMMERSIONE
Riqualificare rigenerando

Urban Renewal by Urban Regeneration
Alessia Franzese
Incertezza, adattabilità e resilienza
Uncertainty, Adaptability and Resilience
Cristiana Cellucci
L’alloggio in affitto come opportunità
Rental Housing as an Opportunity
Giulia Spadafina, Domenico Scarpelli
L’identità visiva di un territorio come bene comune
The Visual Identity of a Territory as a Common Good
Ilaria Ruggeri
SOUVENIR
Sui tetti
On the Roofs
Letizia Goretti
TESI
Nicosia riunita
Reunited Nicosia
Mattia Cordioli
Leggere il passato
Reading the Past
Sofia Portinari
IN PRODUZIONE
Smart factory e sostenibilità
Smart Factory and Sustainability
Roshan Borsato, Enrico Polloni
AL MICROFONO
Oltre l’orizzonte
Beyond the Horizon
a cura di Ariana Mion, con ORIZZONTALE
CELLULOSA
Di quali narr/azioni abbiamo bisogno?
a cura dei Librai della Marcopolo
(S)COMPOSIZIONE
You can MacGyver it
Emilio Antoniol

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