“Le competenze dell’abile artigiano si intrecciano con quelle della mente creativa, il designer, con uno scopo semplice e preciso: fare della propria arte un lavoro.”
OFFICINA* 09 | novembre - dicembre 2015
“Le competenze dell’abile artigiano si intrecciano con quelle della mente creativa, il designer, con uno scopo semplice e preciso: fare della propria arte un lavoro.”
Ll 1935 è un anno ricordato nei libri di storia per la dichiarazione di guerra che Mussolini fece all’Etiopia. Tra le conseguenze del fatto vi fu la condanna dell’Italia da parte della Società delle Nazioni al divieto di effettuare scambi commerciali con l’estero per alcuni mesi. Questo fatto, unito all’autarchia che comunque caratterizzava il regime fascista, generò la necessità di trovare delle alternative per sopperire ai fabbisogni soddisfatti dalle merci non più disponibili.
La rivista “Domus” nel dicembre dello stesso anno lanciò un appello al mondo industriale per trovare delle alternative di qualità ai prodotti stranieri che fossero italiane nei materiali e nella progettazione. Un esempio fu il Lanital, materiale alternativo alla lana, ottenuto a partire dalla caseina, componente del latte; la società produttrice, SNIA Viscosa, chiese a due artisti di pensare ad un’opera per divulgare il nuovo materiale: Tommaso Marinetti e Bruno Munari lavorarono rispettivamente ai testi e alle illustrazioni e, nel 1937, venne pubblicato il “Poema del vestito di latte”.
Quanto descritto in questa premessa non è che uno fra i numerosi possibili esempi di momento storico in cui l’autoproduzione non è stata un’iniziativa isolata, ma un fenomeno più o meno vasto originato da specifiche problematiche che ha in seguito coinvolto non solo il settore produttivo, ma anche il mondo dei creativi e degli intellettuali. Anche oggi l’autoproduzione è un argomento di forte attualità: dopo un lungo periodo in cui l’innovazione e la creatività erano considerate qualcosa di esclusivamente immateriale legato al pensiero e in cui il “fatto a mano” era una categoria strettamente legata alla dimensione artistica e artigianale, un certo tipo di industria torna ad avere interesse per l’artigiano. Per colui che sa realizzare fisicamente, che conosce la materia, che è in grado di sperimentare su di essa e di produrre dunque innovazione.
Questo periodo vede la riscoperta del piacere e dei vantaggi del realizzare “da sé” e delle tecniche artigianali anche da parte di categorie che fino a pochi decenni fa mai si sarebbero interessate ad un lavoro manuale: è il caso dei numerosi laureati che uniscono il sapere dato dagli anni sui libri alla manualità e all’inventiva richiesta dalla professione intrapresa. È facile che da questi “matrimoni” nascano idee e prodotti inediti, freschi, attuali, smart. Il contributo dei diversi autori coinvolti che il lettore troverà nelle prossime pagine non è che un assaggio della vastità, dell’eterogeneità e dell’importanza che il tema autoproduzione sta avendo sul mondo produttivo e intellettuale di una nazione che sul tema creatività ed eccellenza ha molto da dire.
Italian history books relate at 1935 as the year in which, among other facts, Mussolini declared war against Ethiopia. One of the consequences was that the League of Nations convicted Italy to prohibition of trade with foreign countries for several months. This and autarchy characterized the fascist regime, and they generated the need to find alternatives to the goods that were no longer available. The magazine “Domus” in December of the same year launched an appeal to industry to find alternatives to foreign products which had to be Italian in materials and design.
An example was the Lanital, an alternative material to wool, obtained from casein, a component of the milk; the manufacturing company, SNIA Viscose, asked two artists to think of a work to disseminate the new material: Tommaso Marinetti and Bruno Munari worked respectively on texts and illustrations and, in 1937, the “Poem of the dress of milk” was published. What this premise describes is only one among many possible examples of a historical moment in which self-production is not an isolated initiative, but a phenomenon more or less vast originated from specific problems that subsequently involve not only the industry production, but also the world of creativity and culture. Nowadays self-production is still a topic of great relevance: after a long period in which innovation and creativity were considered something immaterial linked to thought and in which the “handmade” was a category closely linked to the artistic dimension and craftsmanship, a certain type of industry starts again to having interest in the craftsman. For the one who knows how to physically realize, who knows the material, who is able to experiment on it and thus to produce innovation. This period sees the rediscovery of the pleasure and benefits of the “self” production and the craftsmanship even by categories that until a few decades ago would have never been interested in manual labor: the case of the many graduates who combine knowledge and culture to inventiveness required by the profession undertaken. It is likely that these marriages generate ideas and innovative, fresh, smart products.
The contribution of the different authors that the reader will find in the following pages is just a glimpse of the vastness, heterogeneity and importance that the issue is having on the productive and intellectual world of a nation that on creativity and excellence has so much to say.
N.09 novembre – dicembre 2015
Bimestrale di Architettura e Tecnologia
Digitale ISSN 2384-9029
Introduzione
di Chiara Trojetto
Il designer auto-produttore
di Silvia Gasparotto
Log&Bones, in direzione ostinata e contraria
di Paolo Levaggi e Alessandro Bruzzone
Omologie
di Emilio Antoniol
Identity Containers e Light Inside
di Claudio Brunello e Nicolò Brunello
Creatività, originalità, luce e colore
di Ezio Gabrieli
L’unicità materica dell’irregolarità
di Maurizio Polese, in collaborazione con Valentina Manfè
Concetti veri, orologi finti
di Lorenzo Brini
Quando il libro non è un prodotto
di Sara Pavan
ESPLORARE
Dal curtain wall alla finestra
di Emilio Antoniol
Gianni Berengo Gardin. Venezia e le grandi navi
di Valentina Manfè
A2 Architetti/Artigiani
di Francesca Guidolin
PORTFOLIO
Osservatorio del Paesaggio del Medio Piave
di Roberto Sartor e Sara Sagui
IN PRODUZIONE
Fare carta con…
di Valentina Covre
VOGLIO FARE L’ARCHITETTO
Costruire sul costruito
di Francesca Guidolin, Gennaro Afeltra, Eleonora Cunico e Agnese Giovanetti
IMMERSIONE
Oltre lo scarto
a cura di Margherita Ferrari
DECLINAZIONI
La fibra tessile
di Margherita Ferrari
MICROFONO ACCESO
Open Design Italia
a cura di Chiara Trojetto
CELLULOSA
Un mondo di finestre
a cura di Emilio Antoniol
(S)COMPOSIZIONE
Un cassetto di calze di lana. Questo è sicurezza
di Chiara Trojetto